Wolfburn: il ritorno del Lupo

Dal titolo dell'articolo sembra quasi che voglia parlarvi di un nuovo film fantasy e invece si tratta di un whisky, e che whisky: il Wolfburn è uno scotch single malt che sarà a breve lanciato sul mercato ma la sua storia è tutt'altro che nuova...
Nel 1821 William Smith fondò una distilleria nella periferia di Thurso, cittadina portuale nel nord della Scozia con un passato da roccaforte vichinga, che anche oggigiorno conserva un panorama naturale degno di nota grazie all'incomparabile purezza dell'acqua locale e all'attività delle torbiere. La distilleria prese il nome di Wolfburn, a indicare il ruscello che scorreva nei pressi di Thurso, e l'edificio fu costruito con pietre da lastrico Caithness Flagstone, rinomate in tutta la Scozia per la loro resistenza (tutt'oggi sono ancora visibili i resti della originale distilleria). Subito divenne una grandissima risorsa per la produzione di whisky grazie anche agli investimenti di Mr. Smith, basti pensare che nel 1826 la produzione annuale di distillato era di circa 125.000 litri! La distilleria fu di proprietà della famiglia Smith fino agli anni '50 del XIX secolo, momento in cui la produzione sembra essere cessata del tutto, nonostante alcuni documenti dell'epoca sostengano che la produzione andò avanti anche nel successivo decennio. In una mappa catastale del 1872 la distilleria appariva sotto la dicitura "in rovina" ma nella nuova mappa del 1877 la dicitura era scomparsa, lasciando presupporre una produzione ad intermittenza lungo il corso degli anni.
L'odierna distilleria sorge non molto distante dalle rovine della primissima Wolfburn e la produzione sarà comparabile con quella che Mr. Smith portò avanti durante la sua attività.
Il logo (a destra) prende spunto da un'illustrazione del XVI secolo del zoologo Konrad Gesner e simboleggia l'accostamento con il seawolf (letteralmente "lupo di mare"), una creatura soprannaturale che nella cultura locale era di buon auspicio per tutti coloro che avessero l'onore di avvistarlo.

Scendendo nei particolari del whisky possiamo aspettarci certamente di avere a che fare con un prodotto di qualità, che mantiene le sue radici nel passato della vecchia tradizione Wolfburn. Lo scotch sarà distillato con malto non torbato e senza l'ausilio di alcuna automazione. Il metodo usato è il pot still, che prevede la doppia fermentazione in alambicchi di rame con la divisione dell'alcol dal fermentato in forma di vapore, che verrà poi condensato in liquido (questo metodo consente anche la produzione di mangimi per bestiame attraverso il trattamento del prodotto non ri-distillato). Per la maturazione sono usate botti di rovere americane e europee da 500 litri precedentemente usate per la maturazione dello sherry e da 200 litri e 120 litri che, essendo più piccole, velocizzano maturazione ed evaporazione.
Il manager della distilleria nonché mastro distillatore Shane Fraser dà un primo parere dopo l'assaggio di alcuni campioni dicendo che dalle botti precedentemente usate ad Islay si può godere di un whisky equilibrato dai sentori di nocciola con delle leggere note di torba nel retrogusto, mentre dalle botti ex sherry proviene un whisky con una prevalenza di frutta secca e albicocche che lasciano percepire un gradevole sapore di sherry nel finale.
Le prime spedizioni sono sul punto di partire alla volta di Australia, Austria, Belgio, Francia, Germania, Nuova Zelanda, Polonia, Regno Unito, Sudafrica, Svezia, Svizzera, Stati Uniti e molte altre destinazioni in tutto il mondo.
Non resta altro che augurare alla Wolfburn di tornare rapidamente sulla cresta dell'onda e che il seawolf porti loro fortuna.

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