Menu: croce e delizia di un buon locale
Durante la quarantena dei mesi passati, sotto la supervisione di Marco Pistone della Sezione AIBES di Reggio Calabria, sono stati prodotti degli elaborati su tematiche a scelta che avessero come sfondo il mondo del bartending.
Tutti gli elaborati sono disponibili sul sito personale del mio Maestro Marco Pistone alla sezione Una quarantena di storie, spazio dal quale estraggo questo mio documento dedicato alla costruzione di un buon menu, a beneficio anche di In the Glass.
Il menu è
il primo mezzo con cui il locale comunica la propria accoglienza, il secondo
per la verità, subito dopo il benvenuto offertoci dal personale. Dal menu
possiamo capire cosa aspettarci ed avere una prima impressione dell’esperienza
di cui stiamo per godere. Potremmo paragonare il menu alla locandina di un film: più è accattivante, più riesce a trasportarci
dentro l’atmosfera del film, tanto più saremo curiosi e motivati nell’andarlo a
vedere al cinema (non a caso, alcuni locali hanno il menu, o semplicemente i
piatti forti, scritti su lavagne o impressi su poster, direttamente nelle
adiacenze dell’ingresso).
Il nostro
primo impatto con il menu è dato dalle sue dimensioni e dalla facilità con cui
lo sfogliamo. La forma più comune da trovare è una semplice organizzazione in
forma di libretto ma non è inusuale venire a contatto anche con menu ripiegati
su sé stessi, a fisarmonica ecc.
Per godere delle emozioni
del locale già dal semplice sfogliarne il menu, tuttavia, è essenziale che ciò
che vediamo impresso su carta sia coerente
quanto più possibile con il concept
del locale. Sì dunque a stessa grafica, stessi font, stessi motivi e immagini
ritrovabili anche nell’arredamento e nelle decorazioni, ma no a caratteri
difficilmente leggibili o colori che rendano poco godibile il menu (è bene
evitare tonalità eccessivamente scure in locali che per loro natura sono poco
illuminati). A titolo di esempio, riportiamo il caso dell’Air-US, ex locale belga ricavato da un velivolo Airbus dismesso, il
cui menu ci trasportava già nel mondo dell’aviazione grazie a dei simpatici
disegni a fumetti con protagoniste delle hostess (vedi figura).
Molto
importante, inoltre, è l’aspetto della comunicazione:
è bene trovare il giusto compromesso tra stile grafico ed informazioni fornite
dal menu, ma dobbiamo riuscirci sintetizzando ove possibile e usando poco
testo. C’è chi dice che istintivamente si sia portati a indirizzare il nostro
sguardo su una specifica area della superficie stampata: motivo per il quale
spesso si opta per una divisione in quadranti, al fine di mettere in risalto i
piatti forti o, meglio ancora, quelli che interessano maggiormente ai clienti
in base alla richiesta, e perché no, anche in base alla regione in cui si trova
l’attività. Non è raro trovare locali in Belgio che mettono in primo piano le
birre nei loro menu, ugualmente a tanti menu francesi che invece si concentrano
con più forza sui vini; allo stesso modo, si può optare per dare risalto alla
lista delle birre alla spina se il locale in questione è una birreria o la
carta dei vini, se invece si tratta di un bistrot.
Ancora; condividere
dettagli sulla storia del locale tramite il menu è una buona idea, ma nessun
cliente sarà interessato a leggerla se il paragrafo appare troppo lungo già
dopo una primissima occhiata. No inoltre ad informazioni ridondanti
(difficilmente il cliente si soffermerà a leggere gli ingredienti di cocktail
famosi a livello internazionale, quindi perché specificarli su carta?). Sì,
invece, ad altre tipologie di dettagli; ad esempio, valutare la possibilità di
descrivere brevemente il profilo
emozionale di un certo cocktail.
Questa idea
è uno dei principi guida del Mag Café,
ritrovo meneghino che nel 2019 propone un menu Primavera–Estate a tema Giro del mondo (nell'immagine) addirittura alleggerendo
lo scritto introducendo un QR code
abbinato ad ogni cocktail, cosicché si possa accedere facilmente ad
informazioni dettagliate sul drink per mezzo di una pagina dedicata su un sito
web o su un social network: una soluzione comoda e alla portata di tutti, al
giorno d’oggi.
Importante, a tal proposito, è anche proporre una
carta dei cocktail che cambia in periodi precisi dell’anno (ad esempio seguendo
la stagionalità dei prodotti) ma senza esagerare con l’offerta: una decina di cocktail
solo nostri, emblemi del nostro locale, già è sufficiente a trasmettere la
nostra idea di servizio, a maggior
ragione se i drink sono presentati secondo caratteristiche specifiche, magari
accompagnati da un side, o ancora, serviti
in bicchieri - o comunque contenitori - che siano il nostro “marchio di
fabbrica”.
Un’idea da
elaborare è anche quella di permettere al cliente di interagire con il menu: sicuramente molti gradirebbero attendere di
essere serviti mentre leggono una breve striscia a fumetti, o mentre risolvono
un piccolo cruciverba o un simpatico rebus, purché si tratti di giochi non
troppo impegnativi, dal momento che il cliente ci visita anche – talvolta
soprattutto – per trovare relax.
Non da
ultimo, un altro aspetto che può fare la differenza, è dare al cliente la
possibilità di portar via con sé il nostro menu, così da fornire un souvenir che possa fungere non solo da
piacevole ricordo strettamente personale, ma anche da veicolo pubblicitario ogni volta che viene mostrato ad amici, che
potranno così pensare di venirci a trovare: in tal caso è bene, però, optare
per un menu plastificato, così da avere un ricordo che possa conservarsi meglio
nel tempo.
Tanti, dunque, i modi in cui è possibile imprimere il nostro stile e comunicare gradevolmente con il cliente attraverso il menu: basta armarsi di fantasia e stimolare la creatività.
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