Gibson: il fratello minore del Martini

Il Gibson è un cocktail a base di gin e vermouth dry, che differisce dal classico Dry Martini unicamente per la guarnizione. Nella fattispecie, il Gibson è guarnito con cipolline e non con olive o scorzetta di limone. Da tradizione è preparato con gin, sebbene non sia affatto insolito il Vodka Gibson. Tuttavia, nessuno dei due è contemplato nella più recente codifica IBA.

L'esatta origine del Gibson rimane tutt'oggi sconosciuta.
Secondo una delle ipotesi più accreditate, Charles Dana Gibson (illustratore americano a cui si deve la Gibson girl, ideale di bellezza femminile che apparve su quotidiani e riviste tra gli ultimi anni dell'Ottocento e i primi decenni del Novecento) sfidò il bartender Charley Connolly del Players Club di New York a dare un tocco in più al classico Martini: Connolly sostituì semplicemente le olive ed il drink prese poi il nome dello stesso illustratore.
Altre teorie vogliono che sia stato un uomo d'affari, Walter D. K. Gibson a creare il cocktail intorno al 1890, o ancora, che prenda il nome da un coltivatore di cipolle.
Secondo altre fonti, il Gibson nacque semplicemente come un Martini molto secco guarnito con cipolline solo ed esclusivamente per essere distinto dai Martini con più vermouth (alcuni sostengono che anticamente - nei primissimi anni del Novecento - il Gibson fosse addirittura servito con gocce di bitters).
Ma personalmente, la leggenda che più mi affascina è quella secondo cui il Gibson fosse nato per idea di un banchiere (anche lui Mr. Gibson) che aveva pattuito con il suo bartender che gli venisse servita dell'acqua gelata in una coppetta Martini per mascherare il suo essere astemio ai colleghi suoi commensali. Anche in questo caso, ovviamente, le cipolline avrebbero avuto la funzione di distinguere il drink dai classici Martini con olive.

Tasting notes.
Il Gibson si presenta limpido e cristallino, come si comanda ad un buon Martini, ma, a differenza del suo fratello maggiore, il Gibson ha degli interessanti riflessi grigio-argentei.
L'aroma è piacevolmente secco, con note floreali e speziate ed un coinvolgente profumo mediterraneo tipico della salamoia delle cipolline.
Al palato è corposo ed elaborato, con gradevoli sentori - tra gli altri, strettamente dipendenti dalle componenti - di limone, pepe nero, ed una freschissima nota di cipolline con una base acida ma un finale dolce e delicato.

Senza dubbio un cocktail dalla grande autorevolezza che dà il meglio di sè, non soltanto servito come aperitivo, ma anche durante il pranzo: particolarmente indicato, ad esempio, per i secondi piatti dalla tendenza grassa, come una buona bistecca.
Io ho avuto modo di abbinare il mio Gibson a crostini di pane ai cereali leggermente tostati serviti con un ottimo formaggio di capra prodotto artigianalmente nelle campagne aspromontane del territorio Reggino. Insieme ai crostini, anche delle olive condite (sempre calabresi) e delle zucchine speziate cotte al forno.
Magari non l'abbinamento più usuale, ma decisamente completo sotto il profilo gustativo, specie per quanto riguarda il formaggio di capra: un prodotto dal gusto sapido e dalla tendenza acida con una consistenza untuosa che viene "sgrassato" in maniera impeccabile dalle fresche note del Gibson.

Per concludere, il Gibson è senza dubbio uno di quei cocktail da aficionados, mai al livello del classico Martini per alcuni, sempre al top per altri. Forse per questo che negli anni si è guadagnato la nomea di pecora nera della famiglia dei Martini. Una pecora nera, tuttavia, di grandissima attualità, giacché compare anche nella finzione scenica come il cocktail di Alma Wheatley, madre adottiva di Beth, protagonista de La Regina degli Scacchi, ed uno dei preferiti di Herman "Duck" Phillips dell'universo di Mad Men.

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