Dry Martini: stile e cultura del cocktail per eccellenza
Il Dry Martini, o semplicemente Martini, è un cocktail a base di gin e vermouth dry. Si tratta di un altro mostro sacro della storia della mixologia, croce e delizia di bartender e non solo, che abbiamo per certi versi introdotto nell'articolo sul Vodka Martini.
Il Martini ha un posto fisso nella codifica IBA sin dalla prima stesura del 1961 ed oggi lo ritroviamo nella categoria degli Unforgettables. Tuttavia, per raccontarne al meglio la storia occorre tornare indietro di qualche decennio...
John Doxat, un cultore dello storico connubio gin-vermouth, nel suo Stirred Not Shaken: The Dry Martini del 1976 individua nel Knickerbockers di New York il luogo in cui nacque il Martini. Era il 1910 e Mister Martini, bartender italiano nativo di Arma di Taggia (in provincia di Imperia) concepì il cocktail come oggi lo conosciamo a partire dal già noto Gin and French (mistura di gin e vermouth secco in parti uguali). Quando il Signor Martini tornò in Italia intorno agli anni Venti continuò a servire il Martini anche nell'area di Sanremo, rendendo di fatto ampiamente noto il cocktail e il suo tocco speciale che prevedeva il Martini Extra Dry (invece del vermouth francese del Gin and French) e delle gocce di bitters all'arancia. Da allora, tuttavia, il Martini si prestò a svariate interpretazioni a seconda dei gin, dei vermouth (spesso proprio dei vermouth francesi, a dispetto della controtendenza del Signor Martini) e delle guarnizioni, che ben presto diventarono tratti strettamente singolari di ogni buon martiniano.
Diamo le nostre consuete tasting notes quanto più in punta di piedi possibile, ricordando che esistono tanti ottimi Martini e modi di prepararlo.
L'aspetto è limpido, a tratti luminoso.
L'aroma, strettamente dipendente dalle note del gin (non parliamo più di uno spirito neutro come nel caso della vodka ma di un prodotto che fa delle botaniche il suo vero valore) è finemente speziato, floreale, citrico...
Al palato è elaborato, secco, con freschissime note di erbe mediterranee, limone, a volte dei sottili sentori di frutti di bosco e una caratteristica nota salina.
Decisamente un cocktail dalla grande personalità che pretende pertanto di essere meditato.
Da sempre servito come pre-dinner, il Martini è molto apprezzato anche durante i pasti (e ci fa molto piacere che il cocktail pairing sia sempre più una consuetudine e sempre meno una tendenza) ogniqualvolta si abbia nel piatto qualcosa di raffinato e vigoroso: c'è ad esempio chi lo adora con una bistecca, altri con del sashimi.
Nell'ambito dell'usuale pre-dinner si presta con grande autorevolezza a fini antipasti a base di ostriche, crostini al burro, persino pesce azzurro e formaggi: in tal caso sono molto indicati i caprini e gli erborinati.
Io ho deciso di improvvisare un aperitivo a metà tra il raffinato e il casereccio, utilizzando un calice di tipo Nick & Nora e abbinando il mio Martini, oltre che a delle olive siciliane con salamoia curata in casa, a dei semplici - ma decisamente efficaci - crackers con del gorgonzola piccante, l'erborinato più famoso d'Italia. Il caratteristico gusto forte del formaggio viene completato dalla tendenza secca e dalle note amare del Martini, che provvede, anche con la nota salina apportata dalle olive, a bilanciare la piccantezza del gorgonzola.
Per questo abbinamento devo ringraziare l'inappuntabile Phillip A. Jones, IL Martini Whisperer, esperto ai massimi livelli della cultura del Martini in Australia e non solo.
Per concludere, oggigiorno gli stili e le modalità di consumo di un buon Martini sono così singolari e personali che non abbiamo dato alcuna precisazione sulle caratteristiche delle sue componenti. Come unica direttiva specifichiamo nella figura di un classico London Dry Gin, la base ideale per un Martini. Si tratta di un prodotto che da disciplinare prevede la non aggiunta di aromi e botanicals nella parte da ridistillare, che invece devono macerare a parte nell'alcol di base che verrà poi ridistillato dopo un massimo di 24 ore. Il termine dry della dicitura del disciplinare sta ad indicare che gli zuccheri in soluzione non eccedono la quantità di 0.1 grammi per litro, ecco perché si tratta di uno stile ideale per un Martini secco come si conviene; fermo restando che è possibile prepararlo con altre tipologie a discrezione del gusto di ognuno.
In altre parole, c'è solo da trovare lo stile più confacente al proprio gusto e celebrare l'eterna tradizione del Martini.
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