Mirto Sour: con la Sardegna nel cuore

Il Mirto Sour è un cocktail a base di mirto (com'è facile capire dal nome), succo di limone, sciroppo di zucchero e bianco d'uovo.
Si tratta di un twist sul classico Whiskey Sour, un celeberrimo protagonista della cultura del bere, capostipite della famiglia dei Sour, gruppo che annovera tutti quei drink con una componente dolce-amara di succo di limone e sciroppo di zucchero e una gradevole schiuma sulla superficie del cocktail data dal bianco d'uovo.
Tuttavia, quest'ultimo ingrediente risulta essere opzionale nella ricetta del Whiskey Sour proposta da IBA, presumibilmente per la reticenza di alcuni nel consumare albume crudo (sebbene sia pratica comune oggigiorno utilizzare prodotti pastorizzati preconfezionati nella grande distribuzione): ragion per cui, nel mio Mirto Sour ho deciso di ricreare la schiuma con l'aquafaba, un agente schiumogeno che altro non è che il liquido di governo dei legumi precotti (ogni legume ha un suo liquido di governo, ognuno con le sue caratteristiche: quello che meglio si adatta in miscelazione è senza dubbio quello dei ceci, ovviamente filtrato prima dell'utilizzo).
Inoltre, al posto dello zucchero, ho usato lo sciroppo d'orzata, per introdurre una caratteristica nota di frutta secca.

Passiamo subito alle nostre tasting notes.
Il cocktail si presenta di un delicato rosso corallo, con una densa schiuma in superficie che richiama, con la sua nuance rosata, il colore del drink.
Al naso è morbido e floreale, con sentori di frutti rossi, una fresca nota citrica ed un aroma di spezie ed erbe dato da qualche goccia di Angostura sulla schiuma.
Al palato è fruttato e piacevolmente equilibrato, con l'aroma selvaggio del mirto a fare da protagonista bilanciato dall'orzata, che contribuisce, con una zuccherina nota di mandorla amara, a smorzare la componente acida del succo di limone. Sul finale, una sensazione di astringente data dai tannini delle bacche di mirto ed una finissima nota amara caratteristica dell'Angostura.
Per quanti volessero esprimere un dubbio sull'aquafaba, va rimarcato come sia del tutto insapore, giacché si tratta soltanto di un agente schiumogeno che in nessun modo inficia l'esperienza gustativa. Anzi, la schiuma ha un'ottima persistenza fino all'ultimo sorso e conferisce una texture setosa al Mirto Sour.

Importantissima, per una buona riuscita del cocktail, è la tecnica dry shake, che prevede di agitare senza ghiaccio tutti gli ingredienti per poi aggiungere il ghiaccio nello shaker ed agitare nuovamente: ciò permette al drink di acquisire la caratteristica schiuma tipica di ogni sour.
C'è chi dice che con l'aquafaba non è utile agitare due volte e c'è addirittura chi agita prima con ghiaccio e poi senza (reverse dry shake). Diciamo che non esiste un metodo sbagliato per la presa di schiuma, più che altro l'impressione è che si tratti di scuole di pensiero (chi pensa che agitare una sola volta con ghiaccio diluisca troppo il drink, chi pensa che la dry shake non faccia abbastanza schiuma, chi pensa che la reverse dry shake riscaldi il drink quando lo si agita nuovamente senza ghiaccio...), dunque, in ultima analisi, utilizzate il metodo che preferite tenendo conto che eseguendo la dry shake l'aspetto finale del Mirto Sour dovrebbe essere come nelle immagini.

Per concludere, il Mirto Sour è un cocktail perfetto per il dopopasto (in abbinamento può dare il meglio di sé insieme ad un dolce ai frutti rossi), ma senza dubbio adatto a tutte le occasioni, grazie alla sua morbidezza e alla sua versatilità che mette d'accordo gli appassionati dei gusti più amari ed anche gli estimatori dei sapori più dolci.
Decisamente consigliato a chi ama il mirto, il più famoso liquore sardo, che ogni giorno di più trova ampio spazio in miscelazione: un riconoscimento, in patria e all'estero (dove il mirto è sempre più apprezzato anche consumato da solo), meritato e dovuto, nei confronti di un prodotto con un retaggio culturale unico al mondo, simbolo dell'essere Mediterraneo e della tradizione dell'intera isola di Sardegna.

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