Bloody Mary: profondo rosso
Oggi prendiamo in prestito il titolo di uno dei lavori più famosi di Dario Argento, il celeberrimo Maestro del Brivido, per parlare di un altrettanto celebre cocktail.
Il Bloody Mary è un long drink a base di vodka, succo di pomodoro e succo di limone, con aggiunta di spezie e salse.
Si tratta di uno dei must have della mixologia mondiale, senza dubbio uno dei più noti long drink, ovviamente, degno di classificazione IBA.
Diamo come sempre qualche cenno storico sul drink.
Ci sono varie leggende sull'origine del Bloody Mary: secondo una di queste il drink fu inventato intorno al 1920 da Fernand Petiot, bartender dell'Harry's New York Bar di Parigi. Petiot era solito offrire una miscela di soli vodka e succo di pomodoro ai clienti americani, che poi resero famoso il mix anche oltreoceano. Secondo altre fonti, invece, il drink fu ideato dall'attore George Jessel nel 1939: secondo quest'ultima voce, Petiot avrebbe semplicemente replicato la ricetta di Jessel aggiungendovi spezie e salse (così come da Petiot stesso specificato in un'intervista del New Yorker Magazine del 1964). Tuttavia tra le due leggende ci sono delle discrepanze, specialmente per quanto riguarda le date, che - avrete notato - non coincidono affatto.
Quanto al nome, alcuni sostengono che Bloody Mary fosse il soprannome di una cameriera del Bloody Bucket di Chicago, secondo altri il nome deriverebbe da una strega protagonista del folklore del mondo occidentale; ma la tesi più accreditata vede il nome del drink come una dedica a Maria I Tudor Regina d'Inghilterra, soprannominata appunto Maria la Sanguinaria.
Senza confonderci troppo con leggende e storie, che stavolta sono oltremodo discordanti, passiamo alle tasting notes.
Prima di tutto, ogni Bloody Mary differisce da una sua controparte preparata da un altro barista o in un altro locale: esistono così tanti modi di declinarlo che oggigiorno le preparazioni (a volte anche gli ingredienti e le dosi) accettate sono davvero molte.
Gli ingredienti che non devono mai mancare sono vodka, succo di pomodoro, succo di limone, Tabasco, salsa Worcester, sale (preferibilmente di sedano) e pepe nero. Alcuni aggiungono anche il succo di lime, altri utilizzano dei sali speciali (ad esempio il sale rosa dell'Himalaya) o ancora, rafano, pepe di Cayenna... insomma, tutto un tripudio di spezie che rende questo cocktail altamente personalizzabile.
In generale:
il drink si presenta di un rosso vivace con profumi speziati e di limone, mentre al palato si percepiscono subito l'acido delicato del limone e il vigore della vodka.
Quanto al succo di pomodoro, il risultato varia molto a seconda di quale succo viene utilizzato: io ho preferito farlo in casa condendolo a mio piacimento, ovviamente, tenendo conto di quali e quante altre spezie avrei aggiunto durante la preparazione finale del cocktail. Nel complesso diciamo che il pomodoro conferisce intensità e quel pizzico di dolcezza che contrasta le spezie, vero fiore all'occhiello di un buon Bloody Mary, dal momento che le note piccanti del Tabasco e del pepe costituiscono gran parte del suo retrogusto. Immancabile è il sedano: la sua freschezza e la lieve aromaticità sono la ciliegina sulla torta del carattere speziato del drink.
Per gli amanti del piccante, è particolarmente interessante l'utilizzo della vodka al peperoncino. Io ho optato per una Pertsovka: è davvero un prodotto pregevole, con un delicato sentore di miele.
Un drink così famoso non può fare a meno di possedere numerose varianti. Ecco le più famose:
Il Bloody Mary è un long drink a base di vodka, succo di pomodoro e succo di limone, con aggiunta di spezie e salse.
Si tratta di uno dei must have della mixologia mondiale, senza dubbio uno dei più noti long drink, ovviamente, degno di classificazione IBA.
Diamo come sempre qualche cenno storico sul drink.
Ci sono varie leggende sull'origine del Bloody Mary: secondo una di queste il drink fu inventato intorno al 1920 da Fernand Petiot, bartender dell'Harry's New York Bar di Parigi. Petiot era solito offrire una miscela di soli vodka e succo di pomodoro ai clienti americani, che poi resero famoso il mix anche oltreoceano. Secondo altre fonti, invece, il drink fu ideato dall'attore George Jessel nel 1939: secondo quest'ultima voce, Petiot avrebbe semplicemente replicato la ricetta di Jessel aggiungendovi spezie e salse (così come da Petiot stesso specificato in un'intervista del New Yorker Magazine del 1964). Tuttavia tra le due leggende ci sono delle discrepanze, specialmente per quanto riguarda le date, che - avrete notato - non coincidono affatto.
Quanto al nome, alcuni sostengono che Bloody Mary fosse il soprannome di una cameriera del Bloody Bucket di Chicago, secondo altri il nome deriverebbe da una strega protagonista del folklore del mondo occidentale; ma la tesi più accreditata vede il nome del drink come una dedica a Maria I Tudor Regina d'Inghilterra, soprannominata appunto Maria la Sanguinaria.
Senza confonderci troppo con leggende e storie, che stavolta sono oltremodo discordanti, passiamo alle tasting notes.
Prima di tutto, ogni Bloody Mary differisce da una sua controparte preparata da un altro barista o in un altro locale: esistono così tanti modi di declinarlo che oggigiorno le preparazioni (a volte anche gli ingredienti e le dosi) accettate sono davvero molte.
Gli ingredienti che non devono mai mancare sono vodka, succo di pomodoro, succo di limone, Tabasco, salsa Worcester, sale (preferibilmente di sedano) e pepe nero. Alcuni aggiungono anche il succo di lime, altri utilizzano dei sali speciali (ad esempio il sale rosa dell'Himalaya) o ancora, rafano, pepe di Cayenna... insomma, tutto un tripudio di spezie che rende questo cocktail altamente personalizzabile.
In generale:
il drink si presenta di un rosso vivace con profumi speziati e di limone, mentre al palato si percepiscono subito l'acido delicato del limone e il vigore della vodka.
Quanto al succo di pomodoro, il risultato varia molto a seconda di quale succo viene utilizzato: io ho preferito farlo in casa condendolo a mio piacimento, ovviamente, tenendo conto di quali e quante altre spezie avrei aggiunto durante la preparazione finale del cocktail. Nel complesso diciamo che il pomodoro conferisce intensità e quel pizzico di dolcezza che contrasta le spezie, vero fiore all'occhiello di un buon Bloody Mary, dal momento che le note piccanti del Tabasco e del pepe costituiscono gran parte del suo retrogusto. Immancabile è il sedano: la sua freschezza e la lieve aromaticità sono la ciliegina sulla torta del carattere speziato del drink.
Per gli amanti del piccante, è particolarmente interessante l'utilizzo della vodka al peperoncino. Io ho optato per una Pertsovka: è davvero un prodotto pregevole, con un delicato sentore di miele.
Un drink così famoso non può fare a meno di possedere numerose varianti. Ecco le più famose:
- Ruddy Mary, con gin al posto della vodka;
- Bloody Maria, con tequila al posto della vodka;
- Bloody Geisha, con sakè, sempre al posto della vodka;
- Michelada, tipica ricetta messicana con birra (senza vodka) declinabile in vari modi;
- Bull Shot, con brodo di carne al posto del succo di pomodoro.
Per concludere, ciò che ha reso famoso questo drink sono senza dubbio il suo consumo durante i brunch (caratteristica che lo accomuna al Mimosa) e il suo carattere corroborante che lo vede come la soluzione ideale per i postumi della sbornia (lo scriviamo per dovere di cronaca ma invitiamo sempre ad un consumo responsabile delle sostanze alcoliche).
Pertanto godetevi pure un buon Bloody Mary durante un brunch domenicale o nell'ambito di un ottimo aperitivo: è decisamente un drink che ha molto da offrire e da raccontare.
Colgo l'occasione per rivolgere a tutti voi, lettori di In the Glass, l'augurio di un felice 2019 (:
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