Vodka: il più puro dei distillati
Oggi, qui su In the Glass, parliamo di vodka. Non si tratta certo di qualcosa di nuovo né tantomeno di insolito, ma è importante porre l'accento su come sia cambiata la tradizione del distillato dell'Est Europa nei secoli, anche di fronte ad un mercato che - spiace dirlo - non sempre valorizza questo prodotto.
Cenni storici
La paternità della vodka è contesa tra Russia e Polonia, al punto che si è deciso di utilizzare un termine diverso per contrassegnare la provenienza dei due distillati: водка (vodka, per l'appunto) per quello russo e wódka per il polacco. Nella fattispecie, alla Polonia va il merito di possedere la più antica traccia scritta della parola "vodka", ritrovabile in un registro datato 1405, mentre la Russia, oltre ad utilizzare il termine all'interno di un documento locale risalente al 1533, è anche stata la prima a regolamentarne la produzione con un codice imperiale voluto dallo Zar Alessio nel 1649.
L'arrivo della vodka nel resto d'Europa si deve a Napoleone, che la conobbe nell'ambito della Campagna di Russia del 1812; tuttavia, in seguito alla Rivoluzione d'Ottobre del 1917, molti nobili produttori di vodka si rifugiarono ad Occidente per ragioni politiche dando vita a numerose distillerie nelle loro terre d'adozione.
Il vero boom si verificherà però anni dopo, quando a cavallo tra gli anni '70 e '80 la vodka inizia ad essere apprezzata anche oltre oceano ed è sempre più degnamente valorizzata anche dai mixologist a stelle e strisce.
Un vasto areale in quanto ad apprezzamento della vodka è il Nord Europa: molti marchi ormai noti in tutto il mondo sono nati proprio nelle terre del Nord, ad esempio la svedese Absolut e l'islandese Reyka. In Europa Occidentale, invece, gli stessi anni '70-'80 rappresentano un'innovazione che vede la vodka protagonista con le sue varianti aromatizzate alla frutta (che tuttavia stonano con la vera e propria tradizione dell'Est) o con la celebre Pertsovka al peperoncino. Degno di nota anche l'utilizzo in cucina (basti pensare alle pennette alla vodka, un vero e proprio cult della gastronomia anni '80).
Produzione
A grandi linee, la vodka non è altro che un distillato di fermentato di cereali (perlopiù grano o segale, quest'ultima la più famosa nell'Est per via della maggiore reperibilità) o patate, entrambi alimenti zuccherini che provvedono alla creazione di un mosto fermentiscibile e successivamente distillabile. Oggigiorno la vodka va distillata per un minimo di tre volte, sebbene alcuni marchi si fregino di produrla anche con quindici distillazioni. Terminate le distillazioni, si può provvedere al raggiungimento del grado alcolico desiderato (usualmente del 40%, così come suggerito anche dagli studi del celebre chimico Dmitrij I. Mendeleev) allungando il prodotto con acqua distillata o povera di minerali ed eventualmente filtrandola con carboni attivi (per la già citata Reyka si utilizzano addirittura le rocce vulcaniche che fanno parte del paesaggio locale).
Rimandiamo a manuali specifici per descrivere nel dettaglio i metodi e i disciplinari di produzione della vodka.
Utilizzo
Ovviamente sono a dir poco innumerevoli gli esempi di utilizzo della vodka nel mondo del bere miscelato (Bloody Mary, Moscow Mule, Vodka Martini...); quello che invece fa effetto, ai giorni nostri, è che sempre più di rado si degusti vodka in purezza, a dispetto di grandi nomi quali Belvedere e Grey Goose noti per puntare sempre all'eccellenza, che restano comunque dei prodotti largamente apprezzati, seppur di nicchia.
Occorre però notare, come in Russia e paesi limitrofi, la vodka sia ancora ampiamente consumata come simbolo dell'identità culturale: è uso berla fredda per accompagnare i pasti, o più semplicemente insieme a piccoli bocconi salati quali pesce affumicato, sottaceti, verdure marinate o insieme a fettine di agrumi.
In foto, un abbinamento che ho provato di recente con pane di cereali tostato, salamini affumicati e pecorino siciliano fresco. Potrà non essere qualcosa che si vede tutti i giorni, ma è sicuramente un accostamento efficace, anche per via della tendenza speziata di pane e insaccati, smorzata dal grado alcolico della vodka, che provvede anche a pulire il palato dalle note più grasse.
Conclusioni
Certo, appare strano come un prodotto che nacque nella maniera più povera possibile, con distillazioni casalinghe utilizzando scarti di produzioni cerealicole o di patate, sia diventato oggi simbolo di una purezza e di una qualità che spesso affondano nella ricerca della più fine materia prima e del più preciso sistema di produzione seguito - com'è giusto che sia - fase dopo fase con l'obiettivo di ottenere una bevanda dagli impareggiabili gusti e sentori. Non che si debba ritornare ad una produzione povera e con metodiche spartane, ma un ritorno alle origini che rispolveri alcuni tratti della tradizione dell'Europa Orientale sarebbe auspicabile: ad esempio, perché non provarla in accompagnamento a pasti e snack salati, proprio come si usa fare nel vicino Est?
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